La Basilica di Sant’Ambrogio a Milano ospita al suo interno l’altare d’oro di Vuolvino, chiamato così dal nome dell’artista che lo ha realizzato fra l’824 e l’859 DC. Si tratta di un parallelepipedo in legno ricoperto di lastre d’oro e argento dorato lavorate con la tecnica dello sbalzo, rappresentanti scene dalla vista di Sant’Ambrogio e di Cristo, e decorate con pietre preziose e smalti. In particolare sono state “censite” 4379 gemme, per lo più minerali del gruppo del quarzo (ametiste, corniole, agate, citrini, cristalli di rocca), granati, zaffiri, smeraldi, peridoti, madreperle, lapislazzuli e turchesi.
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Sant'Ambrogio |
Particolare dell'Altare |
Perchè cristallografia? – Le gemme sono, nella maggior parte dei casi, varietà di minerali suscettibili di taglio e/o lucidatura, utilizzate in gioielleria e rese preziose dalla loro purezza, dall’intensità del loro colore e dalla loro rarità. Dal punto di vista scientifico sono classificate in base alla composizione chimica, al loro abito (la loro forma visibile esterna) o al sistema cristallografico* cui appartengono.
*Dato che un cristallo è un solido ordinato e periodico, la sua struttura interna può essere vista come il ripetersi regolare nello spazio di un parallelepipedo detto cella elementare, che possiede la stessa simmetria del cristallo. Possono esistere solo sette possibili tipi di cella elementare corrispondenti ai sette sistemi cristallografici.
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Le gemme: tutte le gemme dell’altare sono state numerate e analizzate dalla Camera di Commercio di Milano. Attraverso questa analisi gemmologica è stato possibile determinare età, provenienza e qualità delle pietre. Particolarmente interessante è risultata una corniola ovale con intagliato il nome della proprietaria Voturia CF: sembra sia la gemma più antica tra quelle presenti sull'altare, risalente alla seconda metà del I secolo a.C. |